Il mondo degli archivi è il luogo della memoria e della ricerca, dove  ogni singolo documento conservato è un esemplare unico al mondo, sopravvissuto a secoli di storia, ricollocazioni, riordini e scarti. Ogni registro, carta sciolta, carta geografica, disegno è denso di informazioni, come una potenziale tessera di mosaico che posizionata opportunamente può permette di ricomporre un’immagine ben più composita e complessa.

La scoperta e il posizionamento delle “tessere” d’archivio può consentire la ricostruzione di eventi, epoche e territori alle radici della storia dei popoli, talvolta svelando alcune realtà estinte o rivelando la metamorfosi di altre tuttora esistenti.

L’urgenza della conservazione di questi beni è forse la più pressante a livello deontologico per un restauratore poiché il suo ruolo in questi casi non si concentra nell’intervenire su beni che sono stati replicati, il cui contenuto potrebbe essere eventualmente ricostruibile, come può capitare quando si restaura un libro che ha avuto più copie, o una stampa che ha avuto più tirature. Nel restaurare beni archivistici la responsabilità è altissima in quanto ogni oggetto è spesso un unicum, la cui adeguata conservazione significa la custodia dell’identità di determinate civiltà e territori.

I beni archivistici sono caratterizzati spesso da una produzione grezza, semplice, rapida, a risparmio di materiali. Si tratta di documenti dai formati più vari e diversi che potevano sorgere sciolti e successivamente rilegati o semplicemente raccolti in filze o registri.

Un faldone d’archivio può avere più anni di riferimento che non necessariamente corrispondono agli anni in cui è stata ultimata la legatura. Motivo per cui possono appartenere allo stesso fondo i documenti tra loro più diversi per materiali e formato. Sorge così il duplice problema tipico degli archivi: la corretta conservazione e lo spazio dei depositi, del quale bisogna prevedere e predisporre l’espansione.

Quando si restaura un bene archivistico bisogna avere rispetto non soltanto dei criteri originali di fattura ma anche grande attenzione alla destinazione finale dei beni: lo spazio negli archivi non è infinito quando si restaura qualsiasi tipo di bene bisogna preoccuparsi di non alterarne per quanto possibile le dimensioni originali, pur agevolando la fruizione, vocazione primaria degli archivi.

Quanto ai beni di tipo archivistico, tramite clientela privata, ho avuto il privilegio di intervenire su beni di inestimabile valore come le lettere di Artemisia Gentileschi per l’Archivio Frescobaldi-Albizzi, o i bozzetti su carta da lucido di  Besarel, o ancora gli spartiti con le note manoscritte del Maestro Tullio Serafin, dell’omonimo archivio.

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Artemisia

Inoltre dal 2021 collaboro con l’Archivio di Stato di Lucca dove la casistica dei beni restaurati, conservati ed esposti è innumerevole. Tra questi capita anche di avere tra le mani dei pezzi davvero emozionanti, per l’ultima mostra allestita ho restaurato una lettera privata autografata da Nicolò Paganini.

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Autografo Paganini

Oltre agli archivi storici vi sono gli archivi correnti di moltissime aziende e istituti che sempre più si preoccupano di approntare sistemi di conservazione idonei per i loro beni di grande valore seppur moderni e talvolta contemporanei. Anche in questi casi la consulenza del conservatore coadiuvata con altri esperti è di fondamentale importanza come forma di prevenzione a criticità che purtroppo sempre più si verificano e richiedono interventi di varia entità.

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