Per opere d’arte su carta si intendono tutte quelle espressioni artistiche in cui l’artista sceglie di utilizzare un qualsiasi tipo di carta come supporto per la sua opera, adottando le più disparate tecniche e tipologie di media grafici.
Il periodo storico è molto vasto in quanto va accostato all’invenzione e alla diffusione della carta che, se per l’Italia ha inizio dal XII secolo, in Estremo Oriente ha avuto origine dal II secolo d.C..
Il contenuto e l’aspetto delle opere d’arte su carta può essere delle più diverse: dalla sinopia per un affresco, ai bozzetti in sanguigna, carboncino o lapis, oppure acquerelli, tempere, per non parlare del mondo sconfinato della riproduzione a stampa con le sue calcografie, litografie, xilografie fino ai poster, ai collage o gli stencil e tanto altro ancora.
Spesso le opere d’arte su carta si prestano ad essere oggetti d’arredo e per essere appese alle pareti vengono incorniciate, il che spesso comporta molteplici criticità quali, l’esposizione continua ad una luminosità eccessiva, il fenomeno della parete fredda che si può declinare in diversi effetti più o meno gravi, l’uso di materiali non conservativi che nel degradarsi possono comportare danni alle opere stesse.
Restauro
opere d’arte su carta
Come è numerosa la casistica dei possibili degradi, lo sono anche le varie tecniche di intervento di restauro da applicare. Vi sono spesso operazioni molto delicate in questo settore come la gestione di grandi formati, l’adesione ad ulteriori supporti quali tela, cartone o cartoncino, o la presenza di media grafici fortemente instabili e degradati.
L’intervento che ho eseguito di recente sul ciclo di 14 stampe dipinte (Wagner 1778), della Chiesa di San Zaccaria di Venezia, ha richiesto un approccio particolarmente scrupoloso, in quanto le opere erano state vittime dell’acqua granda del 2019. I danni al supporto e all’immagine sono stati ingenti, in molti punti le tempere meno adese sono state dilavate, nel contempo si erano diffuse gore e muffe. Era necessario intervenire con efficacia, ma con grande attenzione ai media grafici. Così si è adottato il metodo studiato da un gruppo tedesco (capitanato da Hilde Schalkx, 2011), il lavaggio per capillarità: